Direttiva UE contro evasione fiscale e Panama Paper

RISOLUZIONE DELL’UNIONE EUROPEA –

Direttiva UE contro evasione fiscale e Panama Paper

Fiscalità internazionale

Il Parlamento europeo ha accolto la proposta della Commissione per una direttiva comunitaria anti-evasione fiscale nell’UE in una risoluzione. I deputati chiedono limiti più rigorosi alle detrazioni per i pagamenti degli interessi e norme più severe sui redditi esteri, con un’aliquota minima d’imposta al 15%. Sempre in sessione plenaria il Parlamento ha deciso di istituire una commissione d’inchiesta su “Panama Papers”, le rivelazioni sulle società offshore e i loro beneficiari. Compito della commissione sarà di indagare sulle presunte violazioni e sui casi di mancato rispetto, da parte della Commissione o degli Stati membri, delle norme comunitarie in materia di riciclaggio, elusione ed evasione fiscale.

Il Parlamento Europeo ha approvato due importanti provvedimenti in ambito di fiscalità internazionale.
In particolare, ha istituito una commissione d’inchiesta sui “Panama Papers“, le rivelazioni sulle società offshore e i loro beneficiari. La commissione dovrà indagare sulle presunte violazioni e sui casi di mancato rispetto, da parte della Commissione o degli Stati membri, delle norme comunitarie in materia di riciclaggio, elusione ed evasione fiscale.
La commissione sarà composta da 65 membri e avrà dodici mesi per presentare la relazione finale.
Via libera alla direttiva anti-evasione
Un altro importante provvedimento ha riguardato l’accoglimento mediante una risoluzione della proposta della Commissione per una direttiva comunitaria anti-evasione fiscale nell’UE.
La risoluzione ha interessato la previsione di limiti più rigorosi alle detrazioni per i pagamenti degli interessi e norme più severe sui redditi esteri, con un’aliquota minima d’imposta al 15%. Si è guardato inoltre ad una maggiore trasparenza per i fondi fiduciari e le fondazioni, regole comuni sulle agevolazioni fiscali per i sistemi di “patent box“, atti a calcolare il reddito derivante dalla proprietà̀ intellettuale, e una lista nera europea dei paradisi fiscali con sanzioni contro le giurisdizioni non collaborative.
Tutte queste misure sono volte a favorire la lotta contro l’evasione fiscale. Definita dal relatore Hugues Bayet (S&D, BE) “una sfida importante, non solo per riconquistare la fiducia dei nostri cittadini, ma anche per il futuro del progetto europeo”.
Secondo la risoluzione, le imposte dovrebbero essere pagate nel luogo in cui sono realizzati i profitti, e dovrebbero esserci misure giuridicamente vincolanti per bloccare i metodi più̀ comunemente utilizzati dalle aziende per l’evasione fiscale.
Il testo prospetta inoltre definizioni di termini come “organizzazione stabile”, “paradisi fiscali”, “sostanza economica minima”, “prezzi di cessione”, “canoni”, “sistemi di patent box”, “società fittizie” e altri, finora suscettibili d’interpretazione.
Il provvedimento anti-evasione è conseguenza del piano d’azione dell’OCSE per limitare l’erosione della base imponibile e lo spostamento dell’utile, e segue le raccomandazioni fatte dal Parlamento lo scorso novembre e dicembre.
Tra le varie misure introdotte, il Parlamento Europeo si spinge oltre il testo originario della direttiva, in particolare con la clausola di switch-over. In sostanza, per le entrate finanziarie tassate in un Paese esterno all’UE e in seguito trasferite in uno Stato membro si vorrebbe fissare un tasso minimo d’imposta del 15%. Infatti, i “redditi esteri” sono spesso esenti da tassazione, per evitare che subiscano una doppia imposizione. In tal modo se i redditi esteri sono soggetti a un’aliquota inferiore al di fuori dall’Unione, la differenza dovrà essere pagata al fisco del Paese UE interessato.
Il Parlamento ha proposto inoltre altre raccomandazioni tra cui la deduzione degli oneri finanziari eccedenti nell’esercizio fiscale in cui sono sostenuti solo fino al 20% degli utili del contribuente o fino a un importo di 2 milioni di euro, se superiore; l’entrata in vigore entro gennaio 2017 di un meccanismo di risoluzione delle controversie con norme più chiare e tempi più stretti; la creazione di un codice di identificazione fiscale europeo armonizzato e comune come base per un effettivo scambio di informazioni tra le amministrazioni fiscali degli Stati membri.